Storia del mondo

In questa sezione è disponibile la cronostoria del mondo di Neusmeru, esplorabile attraverso la timeline degli eventi più importanti, dalla creazione del mondo ai giorni nostri. La sezione è in costante aggiornamento da parte dei nostri storici che si occuperanno di illustrare adeguatamente gli eventi e riportarli nel modo più preciso possibile, si invitano dunque gli Erranti più eruditi a visitare questa sezione più volte per non perdere gli aggiornamenti sulla storia di Neus.

Timeline

000·TA
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1000·TA
2500·TA
001·TS
Neus doma il Tempo e il Tutto
La nascita dei Tredici
Il ritorno di Ornatas
Ornatas crea le cinque stirpi
Liberi oltre la Valle

Neus doma il Tempo e il Tutto

Di At, del Tempo e del Tutto

In principio nulla esisteva. Solo At poteva definire sé stesso un essere vivente. Ma At non esisteva davvero, poiché era composto da tutto ciò che avrebbe potuto essere, e nella massima estensione della sua essenza potenziale iniziò a comporsi il Tempo. Solo il Tempo fu superiore in potenza all’essenza di At. Il Tempo infatti scorreva in modo difforme nelle diverse parti di cui era composto At, e dal momento stesso in cui esso iniziò a scorrere, il mutare di At divenne inevitabile. Si tramanda che nemmeno At conoscesse l’origine del Tempo e del potere che gli permise di creare e plasmare il Tutto.

Difatti, mentre il tempo si dispiegava e componeva il mosaico che il mondo chiama Passato, Presente e Futuro, At si espandeva. La potenzialità che lo pervadeva iniziò a concretizzarsi e, perciò, a distaccarsi da lui, abbozzando qualcosa che lentamente smise di essere At e divenne il Tutto. Da questo momento iniziò ad esistere il creato e nei racconti degli Dei e dei Mortali questa è l’epoca chiamata Tempo di At (TA).

Pervaso dell’incommensurabile energia potenziale di At, il Tutto continuò a mutare, disfarsi e ricomporsi per un lasso di Tempo infinito, finché il caso produsse un’inestricabile serie di incontri tra Passato e Futuro, che diedero vita a una forma nuova e ricomposta di At. Essa ricordava solo vagamente la completezza della sua prima conformazione, ma ora conteneva in sé la nozione del potere del Tempo e intuiva l’enorme potenzialità creatrice del Tutto. Fu così che la forma rinnovata di At iniziò a sperimentare.

Lo scopo del nuovo At era organizzare in strutture stabili la materia. Tentando di creare nuove composizioni, egli fu il primo a introdurre nel Tempo l’Errore. Difatti, alcune delle sue creazioni non mancavano di entrare in conflitto con l’energia del Tempo e del Tutto, e queste due forze dell’esistenza, intrinsecamente superiori alla nuova forma di At, gli ricordavano senza fallo che l’Errore era parte integrante di At e che egli non sarebbe mai stato in grado di dominarle nella loro interezza. Dopo innumerabili ere, At comprese i limiti fisici impostigli dal Tutto e i principi immutabili del Tempo. Così affinò gli strumenti coi quali iniziò la sua immensa opera di creazione, e l’energia del cosmo si trasformò da una massa informe di Tutto e Tempo a una struttura stabile di materia elementale.

Durante i suoi esperimenti, At non avvertiva la frustrazione del fallimento, ma poteva cogliere la soddisfazione del successo. Sotto il suo comando, il Tempo e il Tutto si composero in una struttura concorde, e per la prima volta s’instaurò un equilibrio tra le forze che governavano l’esistenza. La loro unione generò anche il Vuoto e At percepì dentro di sé la gioia della creazione. Fu così che il Tutto si organizzò in elementi definiti capaci di reagire l’uno con l’altro e combinarsi in perperpetue trasformazioni, mentre il Tempo presiedeva queste alterazioni per mezzo del suo scorrere. Ma era At l’essere in grado di comporre elementi nuovi e sfruttare la legge del tempo per assecondare l’eterna trasformazione del cosmo. Allora At realizzò la più grande opera mai concepita fino a quel momento: egli fissò un punto nel Vuoto dove il Tempo e il Tutto concordavano tra loro, adattandosi alle creazioni da lui immaginate, ma senza rinnegare le proprie leggi immutabili.

Questo punto fisso, la cui solenne creazione ricostituì un equilibrio stabile tra At, Tempo e Tutto, fu in seguito denominato dai popoli mortali Neusmeru, l’unico mondo, ossia il creato di Neus.


La discesa di Ota

Ora che il mondo esisteva e che le leggi del Tempo e del Tutto erano state ordinate At iniziò a capire che la sua creazione rappresentava il bilanciamento perfetto, per questo motivo se esso fosse disceso sul mondo avrebbe sfaldato l’equilibrio irreparabilmente e, anzi, le due forze non si sarebbero mai più uniformate. Decise quindi di affidare il lavoro sul mondo ad un nuovo sé, molto più debole, composto in equa parte dal Tutto e dal Tempo. Creando questo embrione di sé stesso At sapeva che non sarebbe infinito, ma il tempo concesso sarebbe bastato per riordinare il mondo ed avviarne l’evoluzione. Dopotutto l’esistenza materiale di At rappresentava solo uno strumento, un’estensione limitata, ma utile, per plasmare le parti più fragili della sua opera. Agli occhi di At esso non era nulla più di uno scalpello nelle mani dello scultore.

Questa entità nella mente di At prese il nome di Ota, e seppur rappresentasse solo un pallido riflesso del vero potere del suo creatore, quest’ultima non disponeva, all’inizio, di un’esistenza propria. Ota era solamente un’estensione indebolita, capace di muoversi sul mondo senza alterarne l’equilibrio.

Ota discese sul mondo e, seguendo i voleri di At, iniziò a plasmare la materia per creare elementi che mai At sarebbe stato in grado di comporre prima, siccome solo nella sua nuova creazione il Tempo ed il Tutto si allineavano così perfettamente. La nuova entità eseguiva tutto assiduamente e con la perizia della più devota discepola, la visione di At le appariva nitida come fosse sua siccome le loro menti erano la medesima mente. Sul mondo infatti, attraverso Ota, At si rese conto di non poter comprendere a pieno gli interventi minori sulla materia siccome egli era una forza diversa dal Tutto e che mai si sarebbe potuto abituare allo scorrere del Tempo; giunse quindi alla conclusione che la sua prima vera creazione sul mondo sarebbe stata Ota stessa, e dopo svariati tentativi falliti At riuscì a creare un’entità composta da Tempo, Tutto e dotata di una propria singolarità. Ota in quel giorno nacque come prima figlia di At e come prima abitante del mondo.

La sensazione del successo compiuto fu così nuova e travolgente per At che la stessa Ota provò una gioia irripetibile e incommensurabile. Gran parte di ciò che era stato vissuto da At, dei suoi tentativi e tutto ciò che gli era noto sul Tempo e sul Tutto, Ota lo conosceva. Allo stesso modo Ota sapeva del suo compito, del suo scopo di vita e di che cosa desiderava At da lei, conscia del volere del suo creatore e del dono della singolarità da lui ricevuto Ota rappresentò immediatamente il sentimento più puro di devozione e fedeltà nei confronti di At che lei rinominò Neus, che nella lingua che Ota creerà significa: Primo.

Ora che Ota era libera di operare sul mondo iniziò a catalogare e nominare ciò che componeva il Tutto, lei non aveva motivo di riconoscere questi elementi con un nome siccome di tutto lei conosceva qualsiasi cosa, ma decise di classificare ciò che esisteva per i figli che progettava di plasmare in seguito. Esattamente come suo padre Neus, Ota desiderava che altri esseri marciassero sul mondo in modo da creare qualcosa che né lei né At potessero immaginare e comporre; questo pensiero, ampiamente condiviso dalla ricerca di sapere di At, fu il primo passo per la nascita della vita.

Dopo decine di ere Ota trovò un equilibrio perfetto con il mondo, comprendendone in profondità sia la materia che il tempo, quasi a farle credere di aver compreso l’unione tra le tre forze dell’esistenza meglio di quanto suo padre potesse prevedere. Iniziò quindi a progettare esseri inferiori che potessero godere di questo luogo, esseri in parte composti da Tutto e da Tempo senza però essere composti da At, ma che ne seguissero indistintamente le leggi. Ota iniziò a maturare il concetto di vita e morte, ma ancor più generalmente composizione e scomposizione, e nella sua mente si svilupparono infiniti modi in cui la materia poteva generare qualcosa che fosse accettato dal Tutto e dal Tempo, leggi sovrane dell’esistenza. At percepì questi pensieri in Ota e osservò mentre lei elaborava i suoi tentativi con la materia, centinaia di fallimenti portarono At a credere che il pensiero di Ota fosse semplicemente irrealizzabile. Ota tuttavia non voleva rinunciare e il desiderio di porre sul mondo entità divenne per lei l’unica fonte di interesse. At comprese presto questa dedizione e la interpretò come un fallimento, l’ennesimo rimprovero da parte delle altre forze per aver tentato l’impossibile e per la prima volta si addolorò di una sua creazione. Scosso dalla nuova sensazione Neus scompose l’entità di Ota privandola di Tempo e Tutto, quello che rimase di lei divenne Spirito e veglierà sul mondo e i suoi futuri abitanti per sempre.

La nascita dei Tredici

Il retaggio di Neus

L’essenza di Ota si diffuse nella creazione, generando i Tredici. At, il nuovo creatore, si rifiutò di guidarli, lasciandoli a cercare un senso nelle poche conoscenze ereditate da Ota. Parlavano una lingua comune, ma ciascuno possedeva solo frammenti della verità, impedendo loro di formare un’alleanza. At, deluso dai suoi stessi creati, si fuse con il Tempo e il Tutto, ponendo fine alla sua esistenza. I Tredici, abbandonati e in preda alla disperazione, cercarono invano di colmare la delusione di Neus.


Le creazioni dei Tredici

Dopo la scomparsa di Neus, i Tredici caddero nell’apatia. Visodar, il primo dei Tredici, comprese che solo l’unione tra loro poteva rivelare il disegno di Neus. Convocò i suoi fratelli, ma solo cinque si unirono a lui, mentre altri sei, guidati da Ronater, si opposero, incolpando Neus per la loro sofferenza. L’ultimo fratello, Ornatas, scelse di isolarsi.

Le due fazioni, i Netus fedeli a Neus e gli Otas ribelli, si confrontarono su come plasmare Neusmeru. Visodar, con l’aiuto di Lunnot, un Otas, riuscì a creare il Sole e la Luna, due copie semplificate di Neusmeru. Nonostante i successi ottenuti, Lunnot preferì rimanere autonomo, reclamando la Luna come suo dominio, e preparandosi a fuggire lì quando il Dominio dei Tredici sarebbe finito. Si creò una divisione apparentemente incolmabile tra i due schieramenti che, singolarmente o in gruppi, continuarono a lavorare per costruire il mondo di Ota, ognuno con una visione unica, in qualche modo limitata, dai propri ricordi.

Dopo la divisione in Netus e Otas, i Tredici iniziarono a esplorare il mondo. I Netus, guidati da Visodar, lavorarono insieme condividendo conoscenze, mentre gli Otas preferirono l’indipendenza. Visodar insegnò ai Netus il concetto di tempo, vita e morte, mentre Belard creò “Uno”, la prima entità vivente, sebbene imperfetta. Mashatan generò i Quattro Elementi, successivamente armonizzati da Irandi, mentre Solitas creò l’Eterno Puro, una sostanza legata alla magia. Fultamad, tormentata dalla paura della morte, custodì i ricordi di Ota.

Tra gli Otas, Gheroda cercò di superare “Uno” creando forme di vita diverse e generò gli animali, ispirando i suoi fratelli, mentre Denovas donò a queste creature la singolarità, rendendole capaci di pensare. Emnah creò entità semplici dedite alla sua adorazione, che in futuro verranno conosciute come Vermipodi, mentre Lunnot si concentrò sulla Luna e il cielo. Jyminar, con l’aiuto di Mashatan, creò gli Elementi Mezzani, modellatori del paesaggio. Ronater, consumato dall’invidia e dalla rabbia, trovò soddisfazione nella distruzione delle creazioni degli altri.


La fine del Dominio dei Tredici

Presto si diffusero i risultati ottenuti dai figli di Neus, inoltre il dono di Denovas cambiò completamente la concezione della vita sul mondo e tutto ciò che viveva era grato. Chi aveva ricevuto la singolarità era quindi considerato la più diretta progenie dei Tredici e, come genitori attenti, i Netus, ne apprezzavano la crescita, e impararono così come i doni della singolarità, della paura e della morte cambiarono indissolubilmente i comportamenti e i riti degli Elementi creati da Mashatan e Jyminar, come quelli della fauna creata da Gheroda. Tra tutti quello che donava maggiore soddisfazione era comunque Uno, che nonostante non potesse muoversi o comunicare si era sviluppato, per questi motivi, nel pensiero complesso e riusciva a compiere ragionamenti che per la fauna e per gli Elementi erano a dir poco irraggiungibili.

Ronater fu geloso di Uno e odiò la creazione di Belard più di qualsiasi altra impresa dei suoi fratelli. Rimuginando egli pensava a quanto fossero stati ostinati i suoi simili e disprezzò tutti quelli che contribuirono alla vita di quell’essere che lo rendeva così invidioso.

Fu così che un giorno, attendendo la distrazione dei Netus, Ronater raggiunse Uno. La creatura lo percepiva, nonostante non possedesse occhi, e lo riconosceva come uno dei Tredici creatori. Tuttavia Uno, che aveva appreso dai Netus molta della loro storia, capì che Ronater non aveva doni per lui e che non aveva intenzione di lodarlo. Uno, però, non poteva muoversi, né comunicare per avvisare i Netus, non poteva nemmeno guardare il suo assalitore, ma sentii nitidamente il dolore. Ronater lo smembrò e si accanì su ciò che restava di Uno anche dopo la sua morte. L’Otas disgregò la creatura fino all’ultima parte di sé, finché il vanto dei suoi fratelli non tornò ad essere nulla più della materia che l’aveva composto.

Scoperto l’accaduto, Belard si infuriò e cercò Ronater. I Netus accusarono Ronater di non migliorare il mondo, riempiendolo di vergogna e odio. In preda alla furia, Ronater uccise il fratello Visodar, rivelando così ai Netus il concetto di morte e dimostrando che anche loro, entità eterne e figli di Neus, potevano essere distrutte.


La distruzione di Ronater

Sconvolti dalla devastazione di Ronater, gli altri fratelli non riuscivano a comprendere le sue azioni, loro che sapevano solo creare. Inibiti dalla furia e traumatizzati dalla fine di Visodar, invocarono disperatamente Neus, tentando invano di ricomporre Visodar, ormai perduto per sempre. Fu allora che compresero la paura di morire. La rabbia di Ronater non aveva fine: inseguì e uccise Irandi, soffocando le sue suppliche, e disgregò Solitas, ingrandendo il Sole pericolosamente. Anche Lunnot tentò di fuggire, ma Ronater lo raggiunse, e la sua ultima frazione vitale si spense sulla Luna.
Quando Ronater smise di percepirlo, tornò su Neusmeru per dare la caccia a Mashatan, rifugiato con Jyminar nella terra dei Mezzani. Lì cercavano di creare qualcosa per fermare l’assalitore, ma solo Ronater comprendeva davvero la distruzione. Quando li trovò, essi lo supplicarono di risparmiarli, promettendo di creare per lui elementi migliori e più potenti. Tuttavia, questa ostentazione alimentò l’odio di Ronater, che li disgregò senza pietà. Ronater continuò il suo viaggio e raggiunse Belard, che attese il suo destino senza fuggire né implorare pietà. Ronater assaporò ogni istante mentre poneva fine all’esistenza del fratello più invidiato. Sconvolta dalla morte di Visodar, Fultamad cercò l’aiuto di Gheroda ed Emnah. Le sorelle, unite contro Ronater, crearono mostri e entità guidate dalla vendetta, ma il distruttore avanzò senza rallentare. Conscio della sua superiorità, Ronater raggiunse le sorelle e le consumò, infliggendo loro una sofferenza atroce. Fultamad, paralizzata dalla paura, invocò Neus, ma le sue urla disperate non la salvarono; Ronater, implacabile, la raggiunse.

Ultimo dei fratelli era Denovas, che vagava solitario per il mondo. Attirato dagli sconvolgimenti del Sole e della Luna, tornò nelle terre dei Netus e trovò Ronater immerso nei suoi pensieri. Capì ciò che aveva fatto il fratello, ma non lo accusò. Avvicinandosi, disse: “Non sono nessuno per giudicarti. Neus ti ha creato a mio pari e hai scelto da solo le tue azioni. Ma cosa sarà di te quando sarai l’unico rimasto?” Ronater, distruggendolo, rispose: “Quando sarò l’unico, sarò la miglior creazione e il sommo conoscitore.” Prima di morire, Denovas, in un atto di pura generosità, donò le sue conoscenze a Ronater, che comprese la sua unicità. “Ti perdono, fratello mio, spero che tu possa trovare soddisfazione nella solitudine.” Rimasto solo, Ronater si crogiolò nella sua vittoria, ma nessuna distruzione gli dava più piacere dopo lo sterminio dei suoi fratelli. Vagò per quasi mille anni, cercando il perduto Ornatas, ma si convinse che il tredicesimo fratello si fosse fuso con il Tutto e il Tempo. Infine, consumato dalla solitudine e incapace di sostenere il dono di Denovas, implorò Neus per un ultimo scopo. Quando il Creatore non rispose, Ronater guardò il Vuoto in cerca di pace, ma trovò solo silenzio. Stanco, pose fine alla sua esistenza, disgregando sé stesso come aveva fatto con tutti i suoi fratelli. Tutti, tranne uno.

Il ritorno di Ornatas

Lo Spirito di Ota e l’ascesa di Ornatas

Passarono anni. Il mondo continuava ad esistere ma ciò che lo popolava era agitato da un fermento caotico. Gli esseri creati, ed ora abbandonati dai Tredici, iniziarono a vagare su Neusmeru, non solo privi di scopo ma anche privi di guida e ordine. I Mezzani detenevano il principale potere sul mondo siccome erano i più legati alla materia e meglio di qualsiasi altra creatura potevano manipolarla per soverchiare gli altri con la forza, erano tuttavia molto deboli alle leggi del tempo per questo combattere li consumava rapidamente. Gli Elementi erano pacifici, istruiti dal dono di Irandi, ma erano tanto simili al mondo ormai che i loro movimenti non si distinguevano più da Neusmeru stesso. I Mezzani invece, ancora incompleti, si scontravano e si respingevano, fino a vagare solitari.

Le traversate di questi titani rappresentavano un vero sconvolgimento per gli alti abitanti di Neusmeru, per questo le altre creature, come la fauna di Gheroda o i Vermipodi di Emnah, si limitavano a fuggire fintanto che i Mezzani non si fossero stancati di vivere in un determinato luogo. Contemporaneamente pochissimi dei mostri creati da Gheroda e Emnah per affrontare Ronater erano sopravvissuti al genocidio e ora vagavano guidati dall’infinito senso di vendetta e rabbia con cui erano stati creati, procreando e diffondendosi.

Dopo queste ere venne il giorno in cui, per la prima volta, la Luna oscurò il Sole e su tutto il globo ci fu buio. Il bilanciamento tra gli astri di Lunnot stava compiendo un evento particolare per ritrovare un nuovo equilibrio dopo le forze scombinate dalla morte di Solitas e dall’ingrandimento del Sole. In quel momento i Tredici erano tutti sparsi per il mondo, si potrebbero definire morti, ma morti erano come Tredici, tutto di loro continuava ad esistere e per sempre continuerà ad esistere nell’erba, nelle rocce, nelle creature viventi e in tutta la materia. Queste piccolissime componenti tremarono al cospetto di quell’evento astrale e per la prima volta lo Spirito di Ota prese forma. Un’entità bianca e pura emerse durante la prima eclissi ed una nuova Ota, in parte gloriosa quanto il passato, si ricompose dall’essenza dei suoi figli caduti. Tutte le essenze, tranne una. Emerse quindi dal cuore del mondo il dimenticato Ornatas, ultimo dei Tredici, che rivide nello Spirito di Ota la divina creatrice da cui si era generato. Ella lo riconobbe come parte di sé e provò la stessa soddisfazione di At nel sapere che Ornatas possedeva l’unica parte che le mancava per tornare ad essere Ota, la memoria. L’ultimo dei Tredici non aveva alcuna conoscenza maggiore dello Spirito o dei suoi fratelli caduti, ma meglio tra tutti sapeva comporre le conoscenze degli altri per rispettare e bilanciare le forze sovrane del mondo.

Lo Spirito di Ota condivise le sue conoscenze con Ornatas e poi si dissolse mentre quel poco che rimaneva della sua purezza si fuse con l’eclissi; sparendo nell’esatto momento in cui questa si esaurì. Ornatas, in quel momento, apprese tutte le conoscenze dei suoi fratelli e iniziò a comporre il nuovo mondo, mentre ciò che rimase dello Spirito di Ota si fuse indissolubilmente con il Tempo e con il Tutto generando un’esplosione rigogliosa di flora. Ota è ancora oggi ricordata come la creatrice della vita e della natura, proprio per la grande quantità di vita arborea che diffuse. A lungo i figli di Ornatas si nutriranno dei suoi frutti, vivranno sotto la sua protezione e rivolgeranno a lei le loro preghiere.

Completo, con una nuova essenza, e conscio di tutte le creazioni e di tutti gli errori dei suoi fratelli, Ornatas apparì più glorioso di quanto nessuno dei figli di Neus fosse mai apparso. Si ripromise di plasmare ciò che loro avrebbero voluto, costituendo il nuovo mondo e mantenendo le loro memorie. Egli tutto sapeva di ciò che era successo anche se a nulla di questo aveva assistito, siccome per la prima volta tutti i Tredici vivevano in un uno ed egli divenne “Il Creatore”.

L’inizio della vita

Dopo che lo Spirito di Ota scomparve completamente con l’eclissi il mondo la ridistribuì in un nuovo equilibrio di forze e Neusmeru iniziò a germogliare di nuovi esseri viventi. La flora originata dallo Spirito di Ota si diffuse per tutto il globo espandendosi così rapidamente che Ornatas stesso rimase sconvolto dall’evento. Tutto ciò che riguardava la natura, i fiori e gli alberi erano stati pensati da Ota prima della sua distruzione e ora questi si espandevano in una rigogliosa terra fertile. Molte di queste creazioni suscitarono in Ornatas grande stupore e meraviglia, vide come un ultimo dono di Ota la nuova linfa del mondo e cominciò a creare partendo da essa.

Le conoscenze dei Tredici risiedevano armoniche dentro il Creatore, e l’ultimo dei fratelli iniziò così a ricomporre in modo più completo ciò che essi avevano abbozzato. Gli Elementi ed i Mezzani furono incredibilmente attirati da queste capacità e loro per primi furono ricomposti da Ornatas, ora esistevano solo pochi Elementi e pochi Mezzani ricomposti in una migliore e più bilanciata forma. I doni di Ornatas resero gli Elementi più quieti ed essi si dispersero per il mondo ampliando la già rigogliosa visione di Ota, questa volta senza consumare la materia circostante ma godendo del clima naturale e adattandosi ai luoghi a loro più congeniali. Fu così che l’Elemento dell’Acqua si fuse con il grande Mare, l’Elemento del Fuoco si ritirò nelle viscere della terra e l’Elemento dell’Aria iniziò a muoversi tra le alte nuvole. Allo stesso modo i mezzani si spartirono per il mondo cercando un luogo di pace dove riposare: il mezzano del Ghiaccio si ritirò sulle alte montagne, il mezzano del Fulmine si stanziò sulle scogliere del nord ed infine il mezzano Arboreo andò a riposare in una lussureggiante foresta.

Le creature sopravvissute, da Ornatas denominate “razze antenate”, si adattarono rapidamente al nuovo mondo e il Creatore si prese cura di ognuna di loro donando completezza alla loro creazione, rendendole indipendenti e adatte a sopravvivere tra la flora di Neusmeru in armonia. Alcune di loro tuttavia erano create per opporsi alla pace per natura, i Mostri di Emnah e Gheroda erano figli dell’ira e della vendetta pertanto non si adattarono ai doni di Ornatas e continuarono a vagare per il mondo disperdendo rovina e distruzione, essi prenderanno il nome di Incubi a causa dei tormenti che dispenseranno ai figli del Creatore. Siccome comunque questi erano sentimenti dei suoi fratelli ed il ciclo di vita e morte era un dono di Visodar, Ornatas decise che ciò era giusto e lasciò queste creature vagare per Neusmeru ripromettendosi di crearne di migliori. Allo stesso modo gli scamparono i Vermipodi, che rifiutarono qualsivoglia intervento di Ornatas implorandolo di non essere cambiati, la razza temeva infatti che accettare il dono di uno dei fratelli di Emnah sarebbe stato per loro rovinoso agli occhi della Dea che loro credevano ancora viva e ne temevano, ma al contempo bramavano, il ritorno.

Il Creatore poi ricompose ed ampliò la fauna di Gheroda, rendendo più forti ed adattabili gli animali, creandone di pacifici e di agguerriti, diversi in ogni forma come la flora di Ota. Dopodiché si dedicò a quella che per i suoi fratelli era stata la creazione più gloriosa e soddisfacente: Uno. Ornatas capì l’intento di Belard e tutti i ragionamenti celati dietro la creazione che nessun’altro dei fratelli riuscì mai a replicare, ne comprese tuttavia anche gli aspetti negativi, difetti che Gheroda aveva migliorato nei suoi animali e che Emnah aveva in parte aggirato nei vermipodi. Capì, inoltre, i sentimenti mancanti di Solitas, Irandi e Fultamad che i fratelli non avevano pensato di donare a Uno. Infine comprese che la distruzione di Ronater era necessaria. Non sarebbe stato possibile ottenere un’esistenza superiore, per Uno, senza entrare in contraddizione con le leggi di Visodar. Ornatas pensò per molti anni prima di capire come bilanciare tutte queste conoscenze e dalle sue elucubrazioni ebbe un’idea, dopo interminabili tentativi, utilizzando tutto ciò che i fratelli gli avevano insegnato, Ornatas, nascose una piccola parte di ognuno dei Tredici in una nuova versione di Uno e creò così un essere, figlio del Tutto e del Tempo, dotato di tutti i doni dei Netus e degli Otas e così egli si destò e Ornatas lo nominò: Taman.

La prima creazione si rivelò tuttavia molto deludente siccome nonostante rispettasse tutti i requisiti non riusciva a comporre un’identità unica. Questo errore emerse totalmente quando Ornatas creò un secondo figlio e si accorse che egli in nulla si distingueva dal primo e loro stessi credevano di essere un’unica entità. Il dono di Denovas sarebbe andato perduto e l’esperienza aveva insegnato a Ornatas che solo un equilibrio perfetto tra tutti i doni dei Tredici poteva raggiungere gli obiettivi di Ota e di Neus.

Come un abile scultore quindi, Ornatas ricominciò da capo distruggendo i due Taman come avrebbe fatto Ronater e, proprio con il dono del fratello distruttore, egli comprese i suoi errori mentre distruggeva la materia dei due tentativi falliti. Da questi il Creatore originò 5 stirpi di figli che denominò: Atlani, i creati più longevi, Tarani, i creati più saggi, Cimitani, i creati più forti, Novani, i creati più arditi ed infine i Lemitani, i creati più armonici. E tutti loro furono grande soddisfazione per Ornatas siccome si riproducevano infinite volte popolando il mondo ma mantenendo sempre un’esistenza unica e propria.

In queste entità, Ornatas, genererà due sessi, nei maschi nascose l’origine della riproduzione come in Neus si era originata la creazione del mondo, mentre nelle femmine organizzò la creazione della vita come originariamente era stata pensata da Ota. Dopodiché istruì i suoi figli sulla vita di Neusmeru e insegnò loro a catalogare gli oggetti e l’esistenza, insegnandogli la lingua di Ota. Spiegò loro dei Tredici e della gloriosa creazione di Neus e tramandò ciò che era avvenuto nelle ere precedenti e tutte le conoscenze che riteneva più utili. Insegnò loro a catalogare il Tempo e scandì le regole del giorno e della notte dividendo il ciclo in base ai giri che i due possenti astri compivano, ruotando intorno al mondo. Nel primo mondo non esistevano il susseguirsi delle settimane e dei mesi, pertanto nessuno contava il tempo con unità diverse dal giorno e dalla notte, non ancora. Giunse infine il giorno in cui Ornatas ritenne i suoi figli pronti e, come un padre prodigo, li lasciò liberi di esplorare il mondo sapendo che sarebbero incorsi in pericoli e rischi ma che i doni dei suoi fratelli avrebbero guidato il loro giudizio. Sperava in questo modo di compiere la visione di Ota, un mondo di esseri bilanciati che condividevano e sopravvivevano in uno spazio creato per loro. Le cinque stirpi abbandonarono così la Valle, dove Ornatas li aveva protetti e istruiti, essi si erano riprodotti molte volte e alcune generazioni non videro mai l’esterno perché le stirpi non erano pronte. E in sicurezza, nella Valle del Creatore, esse appresero dal loro padre e si prepararono a lasciarlo. Grande fu il dolore di tutti quando vennero ritenuti pronti, ma quella tristezza era parte del progetto di Ornatas e, diversamente da lui, loro non avrebbero veramente perso loro padre che, anzi, avrebbe vegliato su di loro costantemente. Iniziò così l’esperimento di Ornatas con la vita.

Ornatas crea le cinque stirpi

I figli di Ornatas

Venne il tempo in cui Ornatas iniziò a sperimentare con la vita, ma prima di iniziare a sperimentare pensò per molto tempo, infiniti anni agli occhi delle creature e del mondo, ma necessari per concepire nella sua mente il progetto dei suoi figli. Un giorno, infine, iniziò.

I primogeniti furono gli Atlani.
Conosciuti come “i longevi”, o “i divini”, divennero noti in tutto Neusmeru come “i primi figli di Ornatas” e siccome tra tutte le stirpi erano quelli che più lentamente deperivano al Tempo iniziarono a nominare gli eventi per tenerne memoria. Essi erano alti un paio di metri, la loro pelle si irradiava di un intenso celeste e brillava maggiormente alla luce del Sole e della Luna. I loro capelli erano splendenti come le stelle e si stendevano come un velo che spesso nelle donne raggiungeva il suolo. Gli occhi degli Atlani erano penetranti come i raggi di sole tra le fronde degli alberi e riempivano di sgomento molti delle altre stirpi. Per primi sentirono la necessità di proteggersi e coprirsi e fabbricarono vesti, iniziando solo molto più tardi a forgiare armature, dopo aver imparato dai Tarani come lavorare il ferro. Loro, tra tutti i figli di Ornatas, erano gli unici così legati agli Elementi da poter volare con la stessa fatica con cui camminavano e presto si resero conto che la loro capacità era a dir poco invidiabile dagli altri abitanti di Neusmeru. Tra tutte le stirpi furono sempre quella più riservata ma spesso, affascinati dai loro fratelli, si avventureranno con loro per conoscerli meglio. Vengono ricordati come “i longevi” perché nel momento della creazione Ornatas donò loro un’esistenza lunghissima, paragonabile in parte a quella dei Tredici stessi, per questo motivo molti dei primi Atlani rimarranno vivi fino alle ere più recenti, nascosti tra i popoli minori o nell’Isola di Luce in cui si rifugeranno anni dopo la loro nascita.

I secondogeniti furono i Tarani.
Conosciuti come “i saggi” o più avanti come “i primi studiosi”, essi si crogiolavano in una conoscenza superiore a quella delle altre stirpi siccome erano i più rapidi nell’apprendimento e i più intuitivi nel ragionamento. Essi tuttavia poterono fare affidamento solo a questa loro dote una volta liberi nel mondo, Ornatas aveva impresso in loro moltissima saggezza ma apparivano molto deboli, se paragonati alle altre stirpi, e furono facile preda della fauna e dei mostri di Gheroda che loro nominarono “Incubi”. Più bassi delle altre stirpi, i Tarani non superavano il metro e mezzo, la loro candida pelle ricordava il bianco della luna ma era in grado di cambiare leggermente colore per adattarsi all’ambiente. I Tarani erano completamente glabri, sicché nessuno di loro possedeva barba o peli corporei di alcun tipo. I loro occhi brillavano di un azzurro intenso e nonostante il loro corpo fosse gracile la loro mente era affilata più di ogni altra. Per primi, i Tarani, costituirono villaggi, destinati a proteggerli dai mostri e dalla fauna ostile di Neusmeru. Protetti, dentro le loro fragili fortezze, iniziarono a comprendere gli elementi e più di tutti studiarono la materia arrivando a comprendere lavorazioni che le altre stirpi avrebbero studiato solo decadi più avanti. Per primi costruirono armi e armature, inoltre compresero come le combinazioni tra gli elementi e gli oggetti potessero creare qualcosa di nuovo. Una volta applicate tutte queste conoscenze, i Tarani, iniziarono a costruire una vera e propria società, la prima al mondo, con leggi e diritti di proprietà su oggetti costruiti e animali catturati.

I terzogeniti furono i Cimitani.
Conosciuti come “i forti” e spesso ricordati con il nome che prenderanno in seguito: “Eredi della rovina”. Essi, tra tutte le stirpi, si rivelarono i più resistenti e possenti figli di Ornatas. La loro sicurezza non li fece dubitare di alcuna impresa e spesso superarono le loro possibilità per superbia. Tra tutte le creature che popolavano Neusmeru, i Cimitani, temevano solo i Mezzani, siccome la fauna e i mostri di Gheroda per loro rappresentavano rivali troppo deboli o, raramente, di pari forza. Tra tutte le stirpi erano i più alti superando, seppur di poco, l’altezza degli Atlani; il loro corpo era possente e resistente come la roccia e la loro forza gli permetteva di sollevare carichi anche di molto superiori al loro peso. Tra tutte le stirpi furono quella che meno lavorò coesa, fin dai primi anni di esplorazione, bastava un nulla perché scattasse una lite tra due Cimitani e si decidesse con uno scontro chi dei due avesse ragione. Questa irascibilità, dovuta alla troppa sicurezza, e la loro superbia portarono presto i Cimitani a dividersi vagando solitari, nomadi nel mondo. Dopotutto la loro potenza colmava tranquillamente la mancata cooperazione e spesso un singolo Cimitano riusciva a vincere numerosi branchi di animali o di mostri. Questo vagabondaggio solitario tuttavia, non durò in eterno, venne il giorno in cui i Cimitani iniziarono ad unirsi e, lentamente, non si separarono più sotto la guida di Eredi della Rovina.

I quartogeniti furono i Novani.
Conosciuti come “gli impavidi” o “i coraggiosi”, in futuro saranno anche ricordati come “i cuori ardenti”. Tra tutte le stirpi furono forse i più bilanciati, tra forza e astuzia, sceglievano adeguatamente il modo in cui affrontare i loro nemici e capirono molto presto che insieme rappresentavano una minaccia ed una difesa migliore contro i nemici. I Novani avevano capelli e folte barbe che variavano molto nel colore e che ogni gruppo acconciava in modo differente. La loro pelle pallida ricordava quella dei fratelli Cimitani, ma anche questa cambiava leggermente tonalità in base ai legami di sangue e poteva essere che un Novano avesse la pelle chiara o scura in base alle discendenze. Erano di poco più bassi degli Atlani ma il loro corpo si rivelava spesso più prestante. Tra tutte le stirpi, gli arditi Novani, erano i più spavaldi, ma non per arroganza come i Cimitani, piuttosto per ambizione, più di tutti loro avevano ereditato il desiderio di Solitas e l’ardore della soddisfazione nel compiere grandi imprese. Decisero, per questo motivo, di spingersi più lontano di qualsiasi altra stirpe e colonizzarono una terra gelida, oltre i monti dove regnava il Mezzano del Ghiaccio. Numerosi Novani morirono nell’impresa ma una volta giunti in questa terra la popolazione prosperò facilmente grazie all’abilità nella caccia e l’indomito coraggio. Costruirono, come i loro fratelli, armature e protezioni, anche se molto più semplici, e iniziarono a nutrirsi di animali e mostri per sostenersi difendendo i loro confini. Lo spirito ardente dei Novani tuttavia era difficile da soffocare e quella vita sedentaria rappresentava una prigione per i più ambiziosi, rimasero in pochi dietro le mura e ben di più furono i gruppi che partirono all’esplorazione puntando ad una vita nomade in continua esplorazione. Dalla razza dei Novani discendono gli Imperiali e gli Agarlidoni, per questo le due stirpi si somigliano così innegabilmente rispetto alle altre.

Ultimi, i quintogeniti, furono i Lemitani.
Conosciuti come “gli equilibrati” o “i solitari”. Essi erano i più quieti figli di Ornatas. Sentivano un’affinità con il mondo superiore rispetto qualsiasi altra stirpe e, nonostante gli Atlani fossero indissolubilmente legati agli Elementi, i Lemitani erano altrettanto legati al mondo, percepivano con Neusmeru un collegamento profondo che non li faceva apparire ostili agli Elementi, o per i Mezzani e neppure la fauna tentava di attaccarli, le flora che si era sviluppata velenosa per proteggersi non li avvelenava, ed essi si adattavano a tutti i climi, anche quelli che per le altre stirpi sembravano insostenibili. Questo equilibrio profondo con il mondo attirerà l’invidia di tutti gli altri figli di Ornatas ma, meno numerosi degli altri, i Lemitani non se ne interesseranno mai siccome solo la flora e la fauna erano nei loro pensieri, per questo si allontanarono più di tutti dagli altri fratelli. Essi erano alti quanto i Novani ed i loro corpi erano così connessi con la natura che si mescolavano al verde della natura, i capelli dei Leminati erano acqua di sorgente e i loro occhi azzurri come le fonti più pure. Diversamente delle altre stirpi non furono mai interessati all’esplorazione, come se percepissero esattamente dove andare, per questo si diffuse la credenza tra gli altri fratelli che le piante parlassero loro. L’unica cosa che, tuttavia, non comprendevano era un’essenza incredibilmente potente e lontana, così attratti da essa i Lemitani meditarono anni prima di riuscire ad ottenere l’Eterno Puro che, millenni prima, Solitas aveva nascosto nel Sole. Compreso l’interesse dei suoi figli Ornatas stesso fece fluire l’Eterno Puro come un arcobaleno di luce dal Sole e i Lemitani ne bevvero come fosse linfa vitale. Compresero subito i poteri di questo elemento e lo nominarono Eternium e questo fu l’inizio della loro gloria e della loro rovina.

Liberi oltre la Valle

Viaggi e confini

Iniziò così quella che viene ricordata come “l’epoca della Grande Esplorazione” siccome, nonostante fossero Figli di Ornatas, nessuna delle cinque stirpi conosceva il mondo e dunque iniziarono una migrazione esplorativa disperdendosi su Neusmeru. I popoli si sentirono legati da un’affinità naturale e per questo motivo le cinque stirpi si divisero partendo per cinque strade differenti collaborando, almeno inizialmente, con i propri simili. Ben presto molti fratelli litigarono, o si divisero pacificamente, e tutti i popoli si dispersero nel mondo che avevano iniziato ad esplorare partendo dal centro della pangea in cui Ornatas li aveva generati, la Valle, in cui mai ritorneranno.

Mentre i suoi figli si spostavano, il Creatore, li seguì, nascosto sottoforma di nuvola nel cielo; per primi seguì gli Atlani, e difficilmente non si fece scoprire siccome spesso il popolo dei primogeniti si librava in cielo correndo tra le nuvole. Gli Atlani si mossero verso Sud e per primi scoprirono le Pianure di Luce, da loro così nominate siccome sia di giorno che di notte la luce del Sole e della Luna faceva risplendere il manto erboso come d’incanto. Attratti dagli Elementi, con cui si trovavano molto affini, gli Atlani iniziarono a costruire una proficua collaborazione con i figli di Mashatan; essi, infatti, si accorsero rapidamente che pregando gli Elementi questi si mostravano prodighi nei confronti dei loro devoti e che li udivano ovunque fossero nel mondo. Mentre i primi figli di Ornatas componevano vesti o lavoravano il legno per ottenere case e strumenti, gli Elementi li aiutavano deviando fiumi o scaldando le loro abitazioni durante le notti più gelide. Ornatas si stupì di quanto rapidamente gli Atlani si erano stabiliti, rinunciando all’esplorazione del mondo, e apprezzò come essi venerassero gli Elementi e i Mezzani che, come da suoi insegnamenti, erano effettivamente creature antiche e degne di rispetto, cardini fondamentali della vita su Neusmeru. Questo rapporto rispettoso compiacque Ornatas che, librandosi sotto forma di corvo, tornò a volare alla ricerca dei suoi secondogeniti.

I Tarani si erano spinti a Sud-Est e avevano esplorato ben più dei loro fratelli maggiori. Quando Ornatas arrivò per poco non fu colpito da una freccia dei Tarani, il popolo dei saggi si era sviluppato molto più velocemente e avevano costruito recinti e case, lavorando il legno e la roccia e avevano formato comunità piccole ma molto ben difese. Dietro le loro palizzate un esiguo numero di Tarani poteva difendersi da branchi molto più numerosi di loro ed Ornatas rimase stupito della loro abilità nella caccia e l’elevata comprensione che già avevano ottenuto sugli animali e sui mostri. Divisi in villaggi indipendenti i Tarani non avevano però perso il loro spirito comunitario, iniziarono a battere i sentieri che collegavano un villaggio agli altri vicini e utilizzavano strumenti di ferro e legno per segnare le rocce indicando la giusta via. In questo modo gli avamposti potevano correre a rifugiarsi rapidamente dai loro vicini nel caso le difese si fossero dimostrate insufficienti. Ciò che più affascinò Ornatas tuttavia fu la passione dei Tarani per la sperimentazione, essi avevano testato centinaia di combinazioni materiali, non avevano bisogno degli Elementi o dei Mezzani per accendere un fuoco, o per fondere il metallo, e ben presto iniziarono ad andare a caccia muniti di archi, frecce, spade rudimentali e rinforzi per proteggersi il corpo. Soddisfatto Ornatas lasciò i secondogeniti all’esplorazione delle pianure rocciose dove si erano stabiliti e, sotto forma di pesce, risalì il fiume fino alle foreste dell’Est.

L’Eternium

Lì, tra le più lussureggianti foreste del mondo, Ornatas trovò dove si erano stabiliti i Lemitani, suoi ultimi figli. Essi comprendevano il mondo meglio di qualsiasi altra stirpe e di questo loro padre fu infinitamente lieto. Tuttavia questo equilibrio perfetto comprendeva l’insormontabile fardello del caos, che dominava il mondo, e che necessariamente dominerà sempre un’esistenza composta da molti esseri diversi. I Lemitani, costantemente in pena per il mondo, imploravano spesso in preghiera la pace tra le creature che, tuttavia, per natura dovevano uccidersi a vicenda per nutrirsi. Ciò non valeva per loro, che infondevano sicurezza e gioia in ogni animale, sicché nessuno di questi li attaccava mai, ed essi si nutrivano di frutti così da non ricorrere mai all’uccisione degli abitanti di Neusmeru. Tentando di migliorare e sanare il mondo dall’eterna sofferenza, il popolo dei quintogeniti iniziò ad allevare animali per ammansirli e durante il loro sonno meditavano per tentare di comprendere le piante, così da prendersi cura anche di loro. Le bellissime foreste dell’Est divennero ancora più floride sotto la protezione di questo saggio popolo. Venne il giorno che, durante il sonno, un Lemitano percepì un’essenza mistica, pacifica ed equilibrata, provenire dal Sole, egli stava dormendo in cima al picco più alto dell’Est e qui Ornatas gli apparve sotto forma di gigantesco cervo. Il manto dell’animale risplendeva d’oro e le sue corna, grandi il doppio di un normale esemplare, erano intrise di brillanti cristalli che irradiavano la luce del Sole come fossero piccole stelle. “Cosa senti? Figlio del Mondo” chiese all’incredulo Lemitano “Sento, Padre, una forza dolce ed infinita, calma come i fiori di campo ma potente più del mare in tempesta. Non so come sia possibile ma la sento a me vicina e, in egual modo, irraggiungibile”. A quel punto, comprendendo l’elemento creato da Solitas, il cervo rivolse lo sguardo al sole e si inginocchiò, l’Eterno Puro fluì come un raggio arcobaleno tra le corna e da queste iniziò a sgorgare una piccola fonte finché, sulla vetta dell’Est, si formò un Lago di Eterno Puro, un lago rosso. Soddisfatto di aver concesso un dono così complesso ai suoi figli più bilanciati Ornatas prese le sembianze di un drago argenteo e rapidamente si diresse a Nord. I Lemitani, intanto, costruirono sul lago un santuario e bevvero per anni l’Eternium. Già dal primo sorso questo donò loro competenze straordinarie che superavano le normali leggi degli elementi e i più abili ad utilizzare tale dono vennero detti Lemitirium; e furono ricompensati con l’uso della magia che permise loro di comporre meraviglie al di fuori della comprensione delle altre stirpi ma, lentamente, ne consumò il fisico e impedì ai Lemitani di riprodursi.

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Feudo

Ovalghiria

Appartenenza: Regno delle Dune
Fondazione: ~ anno 345 TS
Stemma: Un occhio tra le onde
Amìr: Doothar Litandas
Lingua: Moha
Valuta: Monete di Zaffiro

Ovalghiria è la città marittima maggiormente sviluppata del Regno delle Dune. Si tratta del principale snodo commerciale del regno, sede dei mercanti più ricchi e influenti, che hanno grande potere in citta. Ovalghiria è protetta da mura colossali e sorge in una zona molto florida, tanto da essere soprannominata “Il Gioiello verde del Deserto”. Dentro il suo perimetro si possono incontrare individui di tutte le stirpi, tanto che qui, più che in qualunque altra zona del regno, è avvenuta nel tempo una sorta di contaminazione tra le tradizioni agarlidoni e quelle di altri continenti. Ovalghiria è anche conosciuta per i suoi anfiteatri e le sue rappresentazioni teatrali, nonché per la raffinatezza materiale e culturale dei suoi abitanti.

Feudo

Nord Tiria

Appartenenza: Regno delle Dune
Fondazione: ~ anno 310 TS
Stemma: Scorpione di ferro
Amìr: Domk Torhan l’Ormotano
Lingua: Moha e Lotha
Valuta: Monete di Zaffiro

Nord Tiria è una delle principali roccaforti degli Agarlidoni e sorge a sud del Valico che divide il Regno delle Dune dall’Impero Novano. Estremamente militarizzata, Nord Tiria è una sentinella sempre attenta che vigila su potenziali invasioni da nord. Le sue mura sono massicce e le sue torri di avvistamento consentono allo sguardo di spingersi per chilometri in lontananza. Inoltre, la città presenta all’interno diverse linee di difesa concentriche, caratterizzate da profondi fossati, barriere di legno e trappole nascoste. Altra caratteristica della città è l’autosufficienza: Nord Tiria cerca di produrre quanto possibile localmente per ridurre la dipendenza dalle altre città. Celebre è il suo sistema di raccolta e conservazione dell’acqua, formato da cisterne sotterranee che immagazzinano…

Feudo

Ghirt

Appartenenza: Regno delle Dune
Fondazione: ~ anno 340 TS
Stemma: Una testa di falco fiammeggiante
Amìr: Lith Azahdara
Lingua: Moha
Valuta: Monete di Zaffiro

Ghirt sorge tra le fenditure rocciose di una gola, a sud della capitale Agarlin. È una roccaforte dalla doppia anima, visto che accoglie al suo interno alcuni reparti d’élite dell’esercito agarlidone e la biblioteca più nutrita del regno. Ardore militare e sapienza accademica sono le caratteristiche che contraddistinguono la vita quotidiana di Ghirt e che si palesano in ogni aspetto della sua società. Come le altre città agarlidoni, anche Ghirt era in origine una roccaforte dei Cimitani, conosciuta col nome di Felva. I Cimitani consideravano Felva inespugnabile, vista la sua posizione e la difficoltà di accedervi – le entrate erano lunghi tunnel che in caso di assedio potevano essere bloccati. 

Feudo

Agarlin

Appartenenza: Regno delle Dune
Fondazione: ~ anno 320 TS
Stemma: La corona delle Dune e il fiume Regina
Amìr: Sovrano delle Dune Azar II
Lingua: Moha e Lotha
Valuta: Monete di Zaffiro

Costruita in una lussureggiante oasi nel Deserto presso il fiume Regina, Agarlin è la capitale del Regno delle Dune degli Agarlidoni. Qui risiede la corte del Sovrano delle Dune ed è stanziato il grosso dell’esercito agarlidone. Per chi giunge in città dalle calde sabbie del deserto, i suoi palazzi verdeggianti si stagliano nella calura come miraggi a lungo desiderati. L’eleganza delle sue architetture e la raffinatezza dei suoi abitanti rendono merito all’appellativo di cui la città si fregia, ossia “Perla del Deserto”. Prima di essere la città principale degli Agarlidoni, Agarlin aveva il nome di Odrama ed era la capitale del Regno della Rovina, patria dei Cimitani, un’antica razza ormai scomparsa da Neusmeru.

Feudo

Eremo

Appartenenza: Regno delle Dune
Fondazione: anno 374 TS
Stemma: Ettagono dell’Assemblea
Amìr: Assemblea dei Sette
Lingua: Moha e Lotha
Valuta: Monete di zaffiro

Nel 373 la Strage di Odarma determinò la sconfitta dei cimitani e la fine della Guerra del Deserto. I Novani vinsero la battaglia e conquistarono la città cimitana, incoronando Agarlith come Prima Sovrana delle Dune. Prima dell’assedio tuttavia, Ormogar il Senza Morte, un cimitano votato alla pace riuscì a sfuggire con sette cimitani verso la città di Felva, dove convertirono molti dei loro fratelli convincendoli alla fuga, piuttosto che allo scontro, prima dell’arrivo degli Agarlidoni. Questi esuli marciarono per un anno alla ricerca di altri cimitani disposti a vivere in pace e, giunti all’estremo sud del deserto, fondarono la città di Eremo. Nel 382, il nuovo sovrano Akon I, figlio di Agarlith, trovò la città ma la guerra aveva logorato gli agarlidoni…

Regione

Giungla Selvana

Appartenenza: Dominio dei Selvani
Capitale: Città segreta di Axacala
Lingua: Lotha
Valuta: Baratto e Corone imperiali

La storia della giungla è antichissima, ben prima dell’Impero, del Regno delle Dune o della nascita dei Telidi un popolo la colonizzò, attratto dalla grande sintonia con la natura. I Lemitani, una delle cinque stirpe originarie create da Ornatas, colonizzò la giungla nei primi trecento anni scoprendo le proprietà magiche dell’Orium prima di qualsiasi altra stirpe. La rovinosa caduta di questa civiltà causò il cataclisma noto come Giorno del Grande Abbandono, in cui Ornatas si allontanò per sempre da Nesumeru causando l’esplosione che divise i continenti.

Feudo

Rocca Eddars

Appartenenza: Regno Unico Telide
Fondazione: anno 390 TS
Stemma: Le isole gemelle
Signore del Regno: Thoriun G’Aran 
Lingua: Tharat e Lotha
Valuta: Trine del Regno

Rocca Eddars è una roccaforte costruita in onore di re Eddars, vincitore della Guerra dei Nuovi Re. Al tempo della sua fondazione, era la città telide più settentrionale del regno. Eretta strategicamente sulle ripide scogliere della più meridionale delle Isole Gemelle, col suo porto militare Rocca Eddars è uno dei punti nevralgici del sistema difensivo del Regno Unico Telide, ma è anche un punto di passaggio per le navi più importanti che solcano il Mare delle Cerchie. Per secoli i navigatori telidi partono da Rocca Eddars per esplorare i nuovi territori del Continente e per migliorare le proprie capacità da marinai e costruttori.

Feudo

Nuvhia

Appartenenza: Regno Unico Telide
Fondazione: anno 384 TS
Stemma: Il fiume curvo e la minarite
Signore del Regno: Kiirm A’Dokriush
Lingua: Tharat e Lotha
Valuta: Trine del Regno

Nuvhia è la città dell’Unico Regno Telide in cui si concentrano gli scienziati e i militari che sviluppano gli innovativi armamenti dei Telidi. Grazie al loro ingegno e alle loro conoscenze, infatti, i Telidi hanno creato le armi più avanzate e pericolose di tutta Neus. Il destino di Nuvhia era già scritto al momento della sua fondazione. Durante la guerra tra gli Atlani di Adarius e i sudditi di re Eddards, l’esercito invasore decise di assediare la città di Thiaa, che venne allagata dai fiumi circostanti in seguito a un portentoso sforzo ingegneristico dell’esercito atlano. I Telidi furono così obbligati ad evacuare la città e un gruppo di superstiti, composto di soldati e civili, si diresse verso nord, facendo una straordinaria scoperta: un fiume di Acqua Rossa che sfociava nel mare.

Feudo

Imagora

Appartenenza: Regno Unico Telide
Fondazione: anno 366 TS
Stemma: Il fiore delle università
Signora del Regno: Addira D’Ephir
Lingua: Tharat
Valuta: Trine del Regno

Imagora è la sede dell’Università del Regno Unico Telide, l’istituzione accademica più importante e avanzata di tutta Neus. L’Università è talmente compenetrata con la città che tutte le sue principali attività produttive si riversano in un modo o nell’altro nelle ricerche e nei corsi condotti dalle menti più brillanti del continente meridionale. Le sue aule capienti, i laboratori all’avanguardia e le sterminate biblioteche sono il sogno degli amanti della conoscenza. Fondata dopo l’invenzione dei Colossi, Imagora divenne il grande centro della ricerca telide…

Feudo

Ethlusia

Appartenenza: Regno Unico Telide
Fondazione: anno 345 TS
Stemma: Le sfere di Atleidi e Tarani
Signore del Regno: Re Giddam E’Thai
Lingua: Tharat
Valuta: Trine del Regno

Ethlusia è la capitale del Regno Unico Telide ed è storicamente la dimora dell’Unico Re dei Telidi. Sin dalla sua fondazione, Ethlusia si è sempre dimostrata vicina alle decisioni prese dalla famiglia reale e non ha mai mancato di dimostrare il proprio appoggio alla casata regnante. Anticamente fondata da Atleidi e Tarani, ora estinti, Ethlusia è oggi abitata dai loro discendenti: i Telidi, nati dall’incrocio delle due stirpi. Ai tempi di re Gidius, le città fortificate del Regno Unico Telide erano soltanto due, e Ethlusia era una di queste. Nel corso dei secoli, la corte reale ha poi assistito a intrighi e tradimenti, ma ha anche accolto importanti personalità del continente.

Feudo

Dumanthar

Appartenenza: Regno Unico Telide
Fondazione: anno 375 TS
Stemma: Le tre cime del Monte Ethos
Signora del Regno: Oolyria L’Usaain
Lingua: Tharat
Valuta: Trine del Regno

Dumanthar è una delle città più antiche del regno, nonché sede della principale industria mineraria dei Telidi. Gli abitanti di Dumanthar ricordano con orgoglio la partecipazione alla Guerra dei Nuovi Re contro l’atlano Adarius, ma nutrono grande risentimento nei confronti del re e della capitala Ethlusia per un evento che ha segnato irrimediabilmente la loro storia. Verso la metà del 500, si diffuse in città uno sconosciuto e terribile morbo che i Telidi denominarono Malattia della Mente. Questa malattia fu trasmessa ai Telidi di Dumanthar da animali infettati dall’Ornatiir e aveva una sintomatologia mai vista prima…

Feudo

Daatil

Appartenenza: Regno Unico Telide
Fondazione: anno 391 TS
Stemma: La porta est
Signore del Regno: Gussh T’Vorah
Lingua: Tharat
Valuta: Trine del Regno

Fondata dalla Maestra Costruttrice Daathan, colei che inventò i Colossi, propiziando la vittoria dei Telidi nella Guerra dei Nuovi Re, Daatil rimane per lungo tempo la città telide più a nord dai tempi di Re Bahnn detto il Folle. Tuttavia, la città non disponeva di grandissime risorse se non per la fortificazione, visto che nelle Terre degli Incubi si annidavano troppe creature pericolose, respinte ma mai sconfitte. Si decise quindi di potenziare l’esplorazione navale e Daatil si munì di una grande flotta, composta da oltre novanta navi. Da qui partirono i navigatori telidi che esplorarono i fiordi del Mare delle Cerchie e le isole nei pressi del continente.

Feudo

Approdo dell'Astro

Appartenenza: Regno Unico Telide
Fondazione: anno 583 TS
Stemma: Il simbolo dell’Astro del Mare
Signore del Regno: Illith D’Aris
Lingua: Lotha e Tharat
Valuta: Trine del Regno

Approdo dell’Astro è la città telide più a nord di tutto il regno. Ubicata nel Continente Arboreo, è il centro abitato che ha risentito maggiormente dei conflitti esterni al Continente Meridionale. Approdo dell’Astro è diviso dalla madrepatria da un enorme fiume oceanico di Acqua Rossa, che per secoli era risultato invalicabile ai Telidi. Fu grazie a Ghoor, mercante modesto ma intrepido comandante, che i Telidi riuscirono finalmente a varcare la cosiddetta Linea Rossa: il suo galeone Astro del Mare fu il primo vascello telide a raggiungere le rive del Continente Arboreo.

Feudo

Rocca del Nord

Appartenenza: Impero Novano
Fondazione: anno 413 TS
Stemma: Aquila e stella
Lady: Dakora II Ikyn Novanium
Casa protettrice: Casa dell’Aquila
Lingua: Lotha
Valuta: Corone imperiali

Negli anni del primo impero, sotto il regno di Vanir I, una discendenza antichissima di novani sentiva la mancanza delle gelide terre del nord. Alla sorellastra dell’imperatore, Lady Ghimara I, fu concesso di scegliere il territorio del suo feudo tra tutte le terre esplorare fino a quel giorno e lei, legata alla discendenza dei suoi avi, espresse il desiderio di tornare nel Nord, oltre i confini della Cintura del Ciclone. Ovalg e Geria, genitori di Ghimara, erano entrambi nati nel Nord e l’imperatore, con cui condivideva il padre, comprendeva benissimo questo desiderio.

Feudo

Porto Dakora

Appartenenza: Impero Novano
Fondazione: anno 581 TS
Stemma: Ancora incoronata
Lady: Aurabelle Igrid Arghium
Casa protettrice: Casa dell’Ancora
Lingua: Lotha e Tharat
Valuta: Corone imperiali

Anche nota come la “Forgiata nella guerra”, Porto Dakora, è la città dell’impero che più volte è stata distrutta e ricostruita. Nel 581 la Flotta d’oro, guidata da Lord Astor di Porto Conidas, scopre il Continente Arboreo, per la prima volta nella storia gli imperiali varcano completamente l’Oceano Mediano e raggiungo le spiagge di un continente dimenticato da secoli fondando una città dedicata alla loro imperatrice. Due anni dopo la gloriosa scoperta, il nono giorno del mese del Sentiero, imperiali e telidi si incontrano per la prima volta dal Giorno del Grande Abbandono, e si festeggia una delle più grandi alleanze che la storia possa ricordare. I tempi di pace però durano poco, gli Arborei…

Feudo

Porto Conidas

Appartenenza: Impero Novano
Fondazione: anno 396 TS
Stemma: Onda d’Orium
Lord: Regulus Marton Livrann
Casa protettrice: Casa del Mare
Lingua: Lotha e Tharat
Valuta: Corone imperiali

Porto Conidas vanta i migliori navigatori dell’impero, è costituito dall’insieme delle isole dell’Arcipelago di Conidene e alcuni dei territori dei Grandi Fiumi, con le città di Porto Recinto e Libedia. Fondato da uno dei navigatori più famosi della storia imperiale, Marton Conidene, il regno di Porto Conidas è uno snodo fondamentale per i viaggi intercontinentali. La sola città principale conta quattro aree portuali e la “Grande Baia”, la banchina principale di Porto Conidas, è l’approdo navale più grande al mondo.

Feudo

Nova Orium

Appartenenza: Impero Novano
Fondazione: anno 374 TS
Stemma: Monolite bianco sulle onde
Lord: Astor II Ovalg Edarion
Casa protettrice: Casa della Torre
Lingua: Lotha e Moha
Valuta: Corone imperiali

Nova Orium è la città più antica dell’impero, costruita sulle rovine della caduta Oriumverta, la città novana più fortificata dei tempi antichi. Avanzando verso sud per affrontare i cimitani, i novani, una volta uniti sotto il Concilio dei Tre Clan fondarono Oriumverta, questa imponente citta fortezza, per poter controllare il fiume rosso sulla quale sorgeva, e sfruttarne l’acqua magica nella guerra. Un assedio cimitano, tuttavia, isolò la città dal resto dell’esercito e l’incursione di alcuni nemici distrusse Oriumverta che fecero detonare l’acqua magica del fiume Baluardo. I sopravvissuti a questo attacco si spostarono verso nord-est…

Feudo

Grissam

Appartenenza: Impero Novano
Fondazione: anno 383 TS
Stemma: Due teste di anguilla
Lord: Thalidor Vanir Novanium
Casa protettrice: Casa dei Fiumi
Lingua: Lotha
Valuta: Corone imperiali

Grissam è una città cardine della storia imperiale, l’anno della sua fondazione corrisponde al primo incontro con un animale mutato ad Orium, un’anguilla bicefala, simbolo della città. La scoperta aprì nuovi rivoluzionari scenari sull’utilizzo dell’acqua rossa e sulle conseguenze della sua presenza in natura. Per questo motivo il fondatore della città, Lord Lendar Ovoran, nipote dell’Imperatore Prescelto Vanir Novanium, decise di edificare una città nelle piane per avere accesso ad una fonte d’Orium così limpida. La città si erge nelle Foreste dell’Orium ed è bagnata da due fiumi, il lunghissimo Fiume Reus e il fiume rosso Trionfo. Il Trionfo è un fiume d’Orium…

Feudo

Avirioth

Appartenenza: Impero Novano
Fondazione: anno 373 TS
Stemma: Spada di Giustizia
Lord: Tholomeus Adrosius Avirant
Casa protettrice: Casa della Guardia
Lingua: Lotha
Valuta: Corone imperiali

Avirioth è una città antichissima, fondata dagli esuli di Oriumverta, il primo avamposto Novano che prese poi il nome di Nova Orium. Durante la Prima Guerra, tra Novani e Cimitani, la fortezza costruita sul fiume rosso cadde durante l’assedio di soldati scelti nemici, così, gli esuli di Oriumverta, convinti che i loro compagni fossero ormai morti si ritirarono verso nord-est. Superate le Montagne dell’Est trovarono una costa florida e lontana dalla guerra, ma temevano ancora l’avanzata cimitana, per questo proseguirono ancora verso nord fino a raggiungere i Monti del Mare dove costruirono Avirioth.

Feudo

Secta

Appartenenza: Impero Novano
Fondazione: anno 392 TS
Stemma: Sole nero
Lord: Beilan Adronas Ortalys
Casa protettrice: Casa del Sole
Lingua: Lotha e Lotha Antico
Valuta: Corone imperiali

Secta è famigerata in tutto l’impero, ed oltre, per l’Ordine delle Maschere, fondato nel 544, e che risiede nella Grande Officina presente nella capitale del feudo. Questo antico ordine, nato da armaioli ed inventori per la creazione di armi ad orium, si è molto trasformato nel tempo, lasciando spazio ad invenzioni meno belliche di quanto non fosse in passato. Oltre cent’anni prima che si rivelasse il primo Eletto, l’Imperatore Thaus il Grande, le Maschere già lavoravano l’Orium e ne studiavano le proprietà magiche.

Feudo

Nabucca

Appartenenza: Impero Novano
Fondazione: anno 438 TS
Stemma: Stallone verde
Lady: Odelin Detra Yridell
Casa protettrice: Casa dei Destrieri
Lingua: Lotha
Valuta: Corone imperiali

Nabucca è un feudo imponente situato nel nord dell’impero, comprende la Valle del Corso e tutte le terre tra i fiumi e la Cintura del Ciclone. La città di Nabucca è costruita sull’immenso Lago Itia e si distingue per le sue sterminate valli e colline. Il feudo comprende gran parte della produzione di grano e legname dell’Impero, potenza economica che lo ha protetto durante la guerra civile e che ne ha sempre determinato la ricchezza; ad aggiungersi l’inequivocabile bravura dei commercianti…

Feudo

Athemverta

Appartenenza: Impero Novano
Fondazione: anno 391 TS
Stemma: Coppia di segugi
Lady: Farka Adhelin Van Lorch
Casa protettrice: Casa dei Segugi
Lingua: Lotha
Valuta: Corone imperiali

Nonostante si trovi nel cuore dell’impero, Athemverta, è un feudo tutt’altro che ricco. Le grandi vie commerciali che l’avevano reso famoso sono state praticamente tutte compromesse durante la guerra civile e oggi, tra le fronde della Foresta di Athem, ogni sussurro del vento fa tremare i mercanti. La Rivolta del Sole, del 664, vide Athemverta dalla parte sbagliata del conflitto, nonostante le promesse dell’usurpatore il feudo ne uscì molto più povero e l’asse creato con Secta e Reus Nova si dimostrò insufficiente per tutti i vertiani dell’epoca…

Feudo

Reus Nova

Appartenenza: Impero Novano
Fondazione: anno 385 TS
Stemma: Volpe incoronata
Lord: Imperatore Gharmon II Thaus Novanium
Casa protettrice: Casa della Volpe imperiale
Lingua: Lotha e Tharat
Valuta: Corone imperiali

Reus Nova è la capitale dell’Impero Novano, uno dei feudi più estesi del regno, residenza dell’Imperatore Gharmon II Novanium, discendente del primo imperatore. Numerosi sovrani si sono susseguiti nel dominio di Reus Nova dalla sua fondazione, lasciando una traccia indelebile nella storia dei novani dell’impero. La capitale fu fondata proprio dal primo di essi, conosciuto anche come il Prescelto dalla Maschera d’Argento, l’imperatore Vanir Novanium…